Discussione: La mia prigione
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Vecchio 26-02-13, 19:05   #2
Gerax
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Ciao Claudiè


Che dire..se non che posso veramente capire la tua situazione, almeno in parte.
Io sono passato per quello che posso dire sia stato il mio inferno personale.
Non ne sono ancora fuori, e sto combattendo per cercare di arrivare alla fine del tunnel, se mai questa ci sarà. Devo dire che come tu stessa e altri mi hanno detto mesi fa, la nostra malattia va a cicli, e a volte è veramente bastarda e non da tregua.

Quello che vorrei cercare di dirti, sperando che possa esserti d'aiuto, è che è maledettamente vero che la prigione è nella tua testa, e che tutti i pensieri e le sensazioni negative aiutano a alzare sempre di più le mura della cella fino a chiudertisi addosso.
L'ho sperimentato anche io.
Quando la terapia Humira non voleva funzionare e mi è stato detto "proviamo l'Infliximab come l'ultima chance, dopodichè si dovrà ricorrere alla chirurgia, ti togliamo il colon" la paura, lo sconforto e tutte le sensazioni di sconfitta e abbandono che ho provato la scorsa estate quando il mondo mi è crollato addosso (crisi e fase acuta dopo l'intervento di fistulectomia e la mia compagna che mi abbandona proprio in quel momento) sono ritornate ancopra più forti, e non potevo guardare da nessuna parte senza vedere tutto nero...
E' stato l'incubo peggiore della mia vita e mi sono trovato sul pavimento del mio bagno dopo l'ennesima scarica che mi ha sfinito per violenza e dolore, senza forza, senza potermi rialzare, quasi come a voler accettare la sconfitta definitiva e voler morire li.

La cosa che mi ha aiutato a accettare la malattia e, col tempo, a trovare in me stesso la forza di affrontarla e cambiare il mio approccio verso di essa è stata la psicoterapia.
Probabilmente tu sei più avanti di me e hai già vissuto queste esperienze, quindi forse ti sto dicendo cose già sentite e provate.

Non lo so, spero solo di offrirti uno spunto che possa permetterti di lavorare con la testa, eventualmente in caso tu non lo abbia già fatto, provare un percorso psicoterapeutico.
A me ha dato e sta dando degli strumenti veramente validi che permettono una autoanalisi efficace con lo scopo di una maggiore consapevolezza di se stessi. Non solo, ma mi ha insegnato a "mollare" tante delle mie posizioni rigide nei confronti di me stesso e delle cose che mi succedono e che mi sono successe, a partire dalla malattia e dalla mia separazione.

Questo non garantisce che la malattia migliori, ma sicuramente innesca un circolo di "autoaiuto" dove si impara a darsi una mano, e a prendere i sintomi, che pure possono restare gli stessi, con un diverso approccio.
Ti garantisco che a me ha fatto veramente bene.
Chiaro che non sostituisce la terapia medica, ma la coadiuva, dandoti modo di vivere meglio sopratutto nei periodi di maggiore ansia e stress.

Io lo connsiglio a chi si trova a dover affrontare certi ostacoli, certe patologie dove l'atteggiamento e la testa giocano un ruolo piuttosto importante sulla somatizzazione.

Ti sono vicino perchè come tanti altri in questo forum capisco molto bene cosa si prova.

Spero di darti un briciolo di serentià in un momento che so essere duro.

L.
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